Ho deciso che non utilizzerò più Facebook e Instagram per scrivere post o commentarli.
Al momento trovo sia una perdita di tempo che un professionista non può permettersi. Le regole di ingaggio sono diventate ancora più astruse. Per dirne una, l’altro giorno Facebook mi bloccava un commento perché avevo scritto ‘fasci’. E se intendevo fasci di rose?
Dal punto di vista comunicativo e aziendale sono sempre più convinto che gli algoritmi alla base del funzionamento di Facebook non permettono una buona gestione delle attività. Viene detto “dobbiamo usarlo perché i nostri interlocutori lo usano”. È vero anche però che non possiamo in alcun modo decidere verso chi comunicare e quando quel “chi” potrà vedere il nostro post. Né tantomeno sapremo mai se l’abbia visto o l’abbia letto. Mi è stato detto “ma noi così lo ripostiamo e lo leggono i nostri amici”. E così restringiamo sempre di più la platea degli interlocutori. Scusate, ho sbagliato, parlare di interlocutori proprio non è il caso, forse è meglio parlare di chi fra un messaggio WhatsApp e l’altro, camminando a capo chino, forse scorge un titolo o una nostra foto.

Penso che si debba recuperare il senso di appartenenza al Web che passa per una costruzione dei contenuti proprietari e auto gestiti, non fatti gestire da altri. La comunicazione è ben altra cosa rispetto ad un post su Facebook o su Instagram, realizzata da un influencer, per vendere una Mercedes. Si, è vero, ho ascoltato (insieme a tanti, in un seminario) un esponente di una nota azienda che fa degli influencer uno dei principali canali di promozione e comunicazione, affermare che con gli influencer si vendono anche le Mercedes. Alla mia domanda se vi fossero dei dati che potessero confermare l’informazione, mi è stato risposto che in genere si fanno delle interviste a campione sugli acquirenti; lascio giudicare a chi legge.
Forse è il caso di ripensare anche funzione e scrittura dei siti Web aziendali, professionali e personali che devono essere più funzionali, efficaci, e fruibili da mobile.
Il sito Web è l’unica cosa di proprietà, l’unica e sola.
Forse è anche il caso che la PA cominci a ripensare come comunicare con i suoi pubblici: il Web è l’unica piattaforma, l’unica e sola.
Ma di queste e altre cose discuterò e discuteremo in seguito.
Continuerò sul mio sito https://pasqualepopolizio.it/ il mio contributo alla costruzione del Web e ricomincerò ad utilizzare aggregatori di RSS per essere informato sugli argomenti che mi interessano.
Gli amici che vogliono restare in contatto con me, oltre a chiamarmi per andarci a mangiare una pizza insieme, possono fare lo stesso seguendo il mio RSS su https://pasqualepopolizio.it/feed.
Siete tutte e tutti invitati a leggere e commentare i contenuti sul mio sito Web.
Bentrovata libertà.
Ciao Pasquale anche io avevo avuto la stessa tentazione pur non occupandomi di comunicazione.
Ciao Alessandra, liberati anche tu 😉 Un abbraccio
Ciao,
hai perfettamente ragione. Io ormai evito persino di commentare perché il confronto poi degenera e credo bon porti a nulla. Seguirò con interesse i tuoi post sul sito!
Ciao Valentina, ti ringrazio e sono certo che si possa interagire anche in luoghi del Web diversi da Facebook
Complimenti per la scelta Pasquale. Ho letto tutto con molto interesse. Mi permetterò di citarti in un seminario che terrò il 18 su “Digital transformation vs performance”
Grazie Marco, aspetto poi i feedback da parte dei tuoi discenti 😉
Molto interessante quello che hai scritto Pasquale. Non ci rendiamo conto per la naturalezza con cui lo facciamo che non siamo proprietari di ciò che pubblichiamo. Ma sarò più libero.
Infatti, l’abitudine è uno dei mali della nostra epoca (cit. Gurdjieff – http://www.gurdjieffitalia.it/tag/psicologia)
Sono nella tua nuova situazione da alcuni anni 🙂 (tranne twitter, ma usato in modalità lettura, scrivo raramente)
Riuso da molto tempo i feed RSS e mi trovo benissimo
Ho riscoperto i feed RSS e anche io mi trovo molto bene.
Ciao Pasquale finalmente si comincia a prendere coscienza del limite del quale non se ne parla per evidenti interessi o per la diffusa e poca conoscenza che alcuni professionisti hanno delle logiche di visibilità imposte dai motori di ricerca che sono gli unici gestori dell’informazione digitale! Da parecchi anni aiuto con successo le aziende a crescere nei loro rispettivi mercati e quindi ad aumentare concretamente il business, oltre che la notorietà, la reputazione ecc. Senza aprire una discussione lunghissima sulle motivazioni tecniche, per esperienza diretta posso affermare che i social sono solo metaforicamente dei corrieri. Sicuramente utili e da utilizzare per alcune funzioni, ma tali rimangono. Come tu precisi, l’unico vero valore sul quale investire è l’azienda. Punto e basta.
Buongiorno Andrea, ti ringrazio e sono perfettamente d’accordo. Bisogna lavorare per costruire contenuti proprietari che possano aiutare a consolidare l’identità delle aziende, non a studiare l’impossibile e cioè come si è svegliato stamattina l’algoritmo di Facebook.